Cancro del seno: l’allenamento personalizzato è davvero l’unica soluzione?
L’allenamento è e dovrebbe essere un percorso altamente individuale e personalizzato. Ma siamo proprio sicuri che questa sia l’unica e sola soluzione possibile per offrire alle donne con cancro del seno una vita migliore? Io penso di NO!
Ogni persona è unica. Tutti gli esseri umani differiscono per caratteristiche fisiche e psicologiche. Ognuno di noi ha una storia di vita diversa, così come bisogni e necessità differenti. Anche gli interessi personali e preferenze individuali relative alla forma e tipologia di esercizio fisico possono variare. Per esempio, c’è chi ama la corsa, chi camminare sul bagnasciuga, chi andare bici. Qualcuno preferisce il mare e altri la montagna. Alcuni optano per attività individuali, mentre altri prediligono attività di gruppo. C’è chi preferisce allenarsi in maniera rilassata e chi ama sentirsi sfinito a fine allenamento. E, ancora, c’è chi è più propenso verso attività come lo Yoga e chi ama muoversi a tempo di musica. Se a questo aggiungiamo il fatto che non esiste una sola tipologia di cancro del seno né una terapia oncologica universale e che i sintomi e gli effetti collaterali delle terapie variano in termini di tipologia e grado di severità, diventa chiaro come l’allenamento sia un percorso altamente soggettivo e personalizzato. Non può esistere un programma di allenamento che vada bene per tutti. Del resto, avete mai sentito parlare di terapie farmacologiche che adatte a tutti? Di nutrizionisti che assegnano la stessa dieta a tutti i clienti? O, peggio ancora, di psicologi psicoterapeuti che adottano sempre lo stesso approccio indipendentemente da chi hanno di fronte? Spero proprio di no. La ragione di ciò è semplice e intuitiva: ogni persona è unica ed è proprio ciò a determinare il punto di partenza, il punto di arrivo e la strada migliore da percorrere.
Tuttavia, quando si parla di esercizio e cancro del seno, tocca fare i conti con la realtà: in Italia, i servizi di allenamento personalizzato e adattato a pazienti con questa diagnosi scarseggiano per diverse ragioni. Indipendentemente da quali queste possano essere, una cosa è certa: la maggior parte delle donne con cancro del seno non riescono ad accedere a servizi di allenamento specifici per la loro condizione di salute spesso perché inesistenti, come nella maggior parte delle città italiane; altre volte perché il servizio costa troppo; altre volte ancora perché tali servizi vengono offerti in centri difficilmente raggiungibili dalle pazienti in condizioni di ridotta mobilità e/o autonomia.
Dunque, da un lato abbiamo quello che dovrebbe essere, ossia una situazione in cui tutte le pazienti con cancro del seno hanno la possibilità di accedere a servizi di allenamento personalizzato e supervisionati da personale competente. Dall’altro lato abbiamo quello che è, ossia una situazione in cui la maggior parte delle pazienti non riescono ad accedere a tale servizio. Questa discrepanza non può essere ignorata, soprattutto dai professionisti dell’esercizio fisico.
Attualmente, in molti ritengono che l’esercizio fisico debba necessariamente essere personalizzato. L’argomentazione spesso riportata è la seguente: un allenamento svolto male e non adattato alle peculiarità individuali può fare danni. È vero, e penso che si tratti di un rischio la cui esistenza non può essere messa in discussione. Ma, considerati i limiti già descritti, qual è la soluzione al problema? Come possiamo venire incontro alle donne che esprimono la voglia o la necessità di iniziare a muoversi, ma che non hanno possibilità di accedere a servizi di allenamento personalizzato e supervisionato? Possiamo e vogliamo assumerci la responsabilità di suggerire loro di attendere a letto o sul divano che la situazione italiana in tema di esercizio fisico per patologie oncologiche migliori, anche se ciò volesse dire attendere dieci o vent’anni? Non possiamo lasciare che la percentuale di pazienti oncologici sedentari continui a salire, con un enorme impatto negativo sulla salute e sul benessere del singolo, sull’economia della famiglia che affianca e sostiene il malato e sulla spesa pubblica sanitaria?
Personalmente, ritengo fondamentale che l’allenamento sia personalizzato e supervisionato, specialmente in presenza di patologie come il cancro. Ancora una volta: non potrebbe essere diversamente! Ma siamo proprio sicuri che questa sia l’unica e sola soluzione possibile per offrire alle donne con cancro del seno una vita migliore? Io penso di NO!

“Dopo un’ardua salita c’è sempre la discesa” – foto presentata da Francesca Santori per il Fotocontest “I colori della resilienza”
Come tutto nel mondo, non esiste solo il bianco e il nero. Tra l’allenamento personalizzato e quello “uguale per tutti”, esistono svariate soluzioni intermedie che possono essere messe in atto. Per esempio, ci sono pratiche motorie svolte in setting di gruppo, come lo Yoga, il Pilates e specifiche forme di danza. Queste, infatti, sono soluzioni che possono fare spesso la differenza nella vita delle donne con cancro del seno, come già indicato da numerosi studi scientifici [es., 1]. Diverse attività aerobiche, da quelle meno intense, come la camminata, a quelle più o meno intense, come la corsa, possono essere facilmente implementabili nella vita quotidiana di una donna che, prima di essere una malata di cancro, è innanzitutto una persona con i suoi impegni, difficoltà, sogni, progetti, ambizioni. Inoltre, è possibile sviluppare programmi di allenamento personalizzati non sull’individuo, ma su un gruppo di individui con caratteristiche simili. Per esempio, potremmo pensare ad un allenamento generale per donne con una specifica fascia di età, massa corporea, livello di fitness, tipologia di cancro del seno e sintomatologia, che hanno terminato una determinata terapia da un certo numero di mesi, e così via. È possibile condurre allenamenti con piccoli gruppi di donne, anziché una sola, cercando di trovare il giusto compromesso tra le esigenze di tutte le partecipanti. In questo modo, è possibile ridurre di molto i costi che, altrimenti, graverebbero interamente su una persona. Infine, ma non per ordine di importanza, potremmo puntare a fornire suggerimenti di ordine generale a coloro che vorrebbero far qualcosa, ma non sanno da dove e come iniziare. Queste ultime, sono tutte soluzioni adottate da Nemo – Allenamento e Cancro per ridurre il gap tra ciò che la scienza ci suggerisce e ciò che viene messo in pratica. Infatti, oltre ad offrire servizi di allenamento personalizzato con esperti in esercizio fisico e cancro, Nemo:
- organizza allenamenti in piccoli gruppi rivolti a donne con cancro del seno con specifiche caratteristiche e condotti da specialisti dall’esercizio fisico per patologie oncologiche. Questi allenamenti vengono svolti su piattaforme online e/o in aree verdi della città (scopri di più sui Nemo Training).
- offre servizi di consulenza gratuita con esperti in esercizio fisico e cancro (ma non solo) finalizzati a supportare la donna nell’individuare le strategie migliori per iniziare a muoversi e includere l’attività fisica nella propria quotidianità (scopri di più sulle Consulenze Online).
L’allenamento personalizzato rimarrà per sempre la soluzione migliore in assoluto. D’altronde è la scelta con la maggiore efficacia ed efficienza per la paziente e l’obiettivo a cui l’intero sistema dovrebbe puntare. Tuttavia, allo stato attuale delle cose, non è una soluzione sempre attuabile! Dunque, è necessario conciliare la necessità di migliorare la salute e la qualità della vita delle donne con cancro del seno con le difficoltà e i limiti che il mondo reale e la vita vissuta spesso impongono. In attesa che le istituzioni creino le condizioni necessarie e sufficienti affinché ciò accada, possiamo optare per soluzioni dal basso, che si posizionano a metà strada tra l’allenamento personalizzato e quello “universale ”. Un esempio sono le iniziative sociali e solidali, prima fra tutte Nemo – Allenamento e Cancro, che vengono avviate a livello locale o nazionale da professionisti convogliano le proprie energie, conoscenze e competenze nella creazione di qualcosa di buono per la propria comunità, ispirandosi e facendosi ispirare dagli altri.
Voi che ne pensate?
Antonio De Fano ©
Fratello di una donna in rosa
Specialista dell’esercizio fisico
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