Nella mia vita i colori sono importanti, ognuno mi regala un’emozione, ognuno mi fa sognare… ‘ Prendo quelle rosse, si, quelle bianche con le strisce rosse’. Avevo scelto il colore delle mie scarpe
da running nuove. Ero uscita un’ora prima dal lavoro per effettuare una mammografia e il negozio era di strada, proprio quel giorno avevo deciso di cambiarle, ma non sapevo ancora che sarebbero rimaste nella loro scatola per piu’ di due anni. A 34 anni non e’ un controllo abituale, ma io avevo sentito una ‘pallina’ a cui dovevo dare un nome…all’apertura della busta la parola POSITIVO suonava come una sentenza….mi sentivo sospesa nel vuoto, come un palloncino sfuggito dalle mani di un bambino, che vaga nel cielo, trasportato dal vento, cosi’ fragile, cosi’ vulnerabile… Mi guardai allo specchio, chioma di capelli ricci, occchi azzurri pieni di lacrime, lo stesso azzurro degli occhi di mio padre, costretto da piu’ di un anno completamente paralizzato, comunicavamo con lo sguardo…quell’azzurro mi faceva sognare quei cieli infiniti quando arrivavo in cima nelle mie scalate sulle mie amate montagne, passo dopo passo, contando i km che mancano alla vetta, guardandomi attorno immersa con la mia bici in quei paesaggi meravigliosi di ogni salita per trovare la forza di andare avanti e arrivare lassu’, dove tutto il resto non conta…
Anche i corridoi dell’ospedale erano azzurri, e chissa’ perche’ anche li’ il percorso era solo salita, ma da sportiva sapevo come affrontarla,una ‘salita parallela’ come l’ho definita io, per i piu’ lontano
dalla vita reale, ma con un unico obiettivo che avevo difronte a me: VINCERE…
‘ Quanto brucia questa flebo rossa!!!’ era il colore di una delle flebo della chemioterapia che mi ha fatto perdere una parte di me, i lunghissimi boccoli castani, ma mi avrebbe fatto continuare a vedere un mondo a colori. Adottavo la tecnica del conto alla rovescia, come in gara, ero arrivata alla terapia -4 e ogni volta la conquista era riuscire ad alzarmi dal letto, allacciare le mie scarpette, andar fuori e riuscire ad aggiungere km dopo km un giorno dopo l’altro, sentendo l’aria fresca, frizzante, dal profumo di vita sul mio viso. Qui i km erano stati sostituiti dai mesi, uno dopo l’altro vedevo l’arrivo eeee…FINISHER!!! Avevo VINTO IO…quel mostro chiamato cancro non poteva piu’ impossessarsi della mia vita. E io potevo riaverla in tutta la sua meravigliosa essenza.
Ma quella pallina aveva deciso di giocare a nascondino e si rifece sentire, dopo solo due mesi le parole scritte nero su bianco mi fecero ripiombare in un percorso gia’ vissuto…e li’ non ero cosi’
pronta, perche’ quando sai cosa vuol dire affrontare una salita che mai, mai la tua immaginazione neanche lontanamente puo’ pensare che sia cosi’ dura, e tu con tutte le tue forze arrivi in cima, ti
giri, guardi quella strada e dici: fatta una volta mai piu’… Il medico che mi consegno’ i referti si tolse il camice e mi fece sedere sulle scale di marmo bianco, inizio’ a chiedermi dei miei giri in bici, delle mie gare podistiche, delle vette montane conquistate. Mentre raccontavo vedevo davanti a me le immagini dei luoghi che avevo visto, il colore di quel cielo che lassu’ mi sembrava di toccare con un dito, il rumore delle ruote della mia bici che km dopo km progredivano fino a raggiungere la tanto sognata meta…Capii che avevo ancora una possibilita’, una grande possibilita’ per riavere tutto questo…e non potevo buttarla via…
E cosi’ l’arcobaleno dei miei foulard copricapo mi accompagno’ per molti mesi, il cronometro sempre attivo per scandire il tempo che mancava alla fine della mia gara piu’ importante… una
scalata ancora piu’ dura questa volta, dove non credevo esistesse un’altimetria simile, ma che dovevo affrontare…e poi c’era il premio finale: se questa volta non ci saranno sorprese andro’ al
Nivolet in bici… Io nasco come podista, gare corte, cross, pochi km a tutta cosi’ la sofferenza e’ piu’ breve!!! I mesi, i km finalmente arrivarono allo 0, mi sembrava incredibile permettermi di girare le pagine dell’agenda e lasciale libere dagli appuntamenti con il calendario!!! Bene, vado a prendermi il mio premio!!! La mia bici era una splendida Merida super datata di seconda mano bianca e rossa, e il mio mottto era: quello che conta sono le gambe!!! Sono i primi di giugno, la strada fin la’ e’ sgombera dalla neve, si parte da Castellamonte, son 130 km a/r, il dislivello non lo so perche’ avevo un ciclocomputer vinto con i punti del supermercato, ma so che e’ tanto!!! La sera preparo lo zaino, antivento di due taglie in piu’ prestato da mio fratello, i miei mitici ‘paninetti’ della forma perfetta da mettere nelle tasche con philadelphia e marmellata fatta rigorosamente in casa, borraccia, maglia, pantaloncini, calze tutto con colori diversi e che il sogno abbia inzio!!!
E appena aggancio i pedali succede la magia, entro in quella dimensione unica dove ci siamo io e la mia bici, siamo un tutttuno, aria fresca in viso, i paesaggi scorrono veloci, i colori mi riempono di emozioni pure, vere…
Niente vento, o almeno poco rispetto al solito, questo era importante, perche’ il Nivolet non ama chi vuole sfidarlo con saccenza, senza umilta’…e si sale, si continua a salire, dolce fino a Noasca, poi arrivano i sui 4 tornanti che ho letto nelle descrizioni ‘terribili’, mi dico: verissimo, ma avanti, il mio premio e’ lassu’…galleria rigorosamente esterna, la strada era ancora senza manutenzione, bici a spalle e zig zag tra le rocce franate, e appena arrivati a Ceresole Reale ecco il paradiso davanti ai nostri occhi: le Levanne nella loro maestosa imponenza e l’azzurro limpido di quel cielo…l’ultima fontana per riempire l’acqua ,18 km che mi separano alla cima mi aspettano!!! Immersa in quel magico paesaggio costeggiando prima il lago di Ceresole, poi il lago Serru’ e il
lago Agnel, attorno a me gli alberi diventano sempre piu’ radi, lasciando il posto al verde intenso dei pascoli, alle rocce e il bianco delle cime ricoperte di ghiacciai…e nella fatica di un colpo di pedale dopo l’altro mi dico: si, sono fortunata a continuare a poter vedere tutto questo… Il cartello e’ la’, arrivo e scoppio a piangere: e’ il mio premio e me lo sono venuta a prendere!!!
Con gli occchi e con il cuore colmi di quei paesaggi emozionanti, una foto con un sorriso a 54 denti, scendo con il mio antivento fuori misura che mi faceva da paracadute, aria in faccia e quel sorriso che mi accompagna ancora oggi… Ora ho 45 anni, la bici e’ nuova, rossa, le salite sono il mio pane, ma il Nivolet rimane quella che mi ha rapito il cuore… sono a quota 11 interventi chirurgici e il medagliere e’ in attesa della n, 12, ma ogni volta do’ un senso a tutto questo con gli obiettivi della ripresa chiamandoli RINASCITA… L’unica cosa a cui penso e’ svegliarmi al mattino, alzarmi dal letto, sentire la vita scorrere dentro di me…e non darlo mai per scontato.
Silvia
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